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Il mio approccio

Sono un medico che lavora per capire e curare le persone con problemi che riguardano la loro vita mentale, convinta dell’importanza di operare attraverso interventi "incentrati sul paziente”. Dedico così i miei pensieri e le mie azioni alla cura di persone, che in un modo o nell'altro esprimono angoscia o turbamento nel proprio modo di pensare, di sentirsi o di comportarsi, abbracciando un modello bio-psico-sociale di approccio alle problematiche di salute mentale.

E’ noto infatti come la salute e la malattia mentale derivino dall'interazione complessa di fattori biologici (genetici, neurotrasmettitori, ecc.), fattori psicologici (sviluppo cognitivo, emotivo e motivazionale) e fattori sociali/ambientali (contesto culturale di appartenenza, sistemi familiari, fattori economici, supporto e rete sociale ecc.).

Se nell’ambito di queste interazioni ogni paziente è unico, il percorso di cura sarà “individualizzato" e “integrato”. E’ necessario cioè che comprenda diverse strategie d’intervento, orientate sia a livello biologico, sia a livello sociale/ambientale. sia psicologico. I programmi di cura, secondo questa prospettiva, verrano articolati spesso tra ambito sanitario e ambito sociale, con il coinvolgimento anche, quando necessario, della rete territoriale e della famiglia.

Da un punto di vista pratico, i percorsi integrati richiedono pertanto  "l'integrazione" di più attività specifiche, come l'inquadramento e la gestione clinica, un programma riabilitativo individualizzato, un approccio assistenziale e di intermediazione con il territorio, un intervento sul contesto familiare. A ciò si aggiunge anche la promozione della salute mentale, favorendo stili di vita sani e contrastando lo stigma sociale.

sedia di uno studio medico di psichiatria

Inquadramento e gestione clinica

E’ prevista una prima visita di almeno un’ora durante la quale viene effettuata una completa raccolta anamnestica e viene fornito un inquadramento clinico-diagnostico ed un orientamento terapeutico, che può comprendere, se necessario, una terapia psicofarmacologica e colloqui per interventi di tipo psicologico. E’ possibile anche la prescrizione di eventuali esami medici o indagini strumentali. In seguito vengono programmate visite di monitoraggio clinico-terapeutico, per valutare l’evoluzione del quadro clinico e gli effetti delle cure intraprese, per rilasciare prescrizioni, e se necessario,  relazioni e certificati. Infine è possibile coordinare gli interventi con il medico di famiglia e con altri specialisti per orientare meglio il progetto terapeutico e valutare la necessità di eventuali altri interventi.

 

Farmacoterapia o psicoterapia?

Da un punto di vista pratico, il mio approccio alla valutazione delle opzioni di trattamento per la salute mentale si basa sulla convinzione che qualsiasi decisione tra lo psichiatra e il paziente sia una decisione individuale, basata su molti fattori, per i quali raramente c'è una risposta binaria "sì" o "no". Ad esempio, la terapia cognitivo-comportamentale è spesso appropriata per molti pazienti, ma certamente non tutti, allo stesso modo la terapia farmacologica può essere indicata in alcuni casi e per altri no. 

Psicoterapia cognitiva post-razionalista (PCPR)

La psicoterapia cognitiva post-razionalista, sviluppata da Vittorio Guidano si focalizza sulla relazione fra l’esperienza soggettiva e la sua spiegazione nella riflessione. 

La psicoterapia cognitiva è considerata uno dei modelli più solidi ed efficaci per la comprensione e il trattamento di svariati disturbi psicopatologici. Storicamente, viene fatta comunemente risalire alla terapia comportamentale. A differenza di quest’ultima, che poneva enfasi sul primato dell’azione nella formazione dell’esperienza, e tendeva a modificare le emozioni attraverso un cambiamento dei comportamenti disfunzionali, il cognitivismo ha evidenziato il ruolo dei pensieri e delle convinzioni personali nel generare azioni ed emozioni, e ha introdotto il lavoro sulle rappresentazioni mentali, sul dialogo interno e sugli scenari immaginativi.

Nell’ambito della psicoterapia cognitiva, si distinguono molti approcci che presentano sensibili differenze di natura sia concettuale sia tecnica, pur se tutti accomunati dalla prospettiva teorica secondo cui i cambiamenti del comportamento sono mediati da processi interni non visibili esternamente, chiamati “pensiero” o “cognizioni”. La psicoterapia cognitiva post-razionalista (PCPR), ideata da Vittorio Guidano, pone anch’essa in primo piano le relazioni fra situazioni, pensieri, emozioni e comportamenti, ma si caratterizza per il modo di intendere la reciproca interazione fra questi aspetti e, pertanto, anche per le strategie e le tecniche d’intervento. Con la PCPR, che si colloca in una prospettiva costruttivista, la situazione emotiva assume un ruolo centrale e, con essa, l’esperienza soggettiva che precede la riflessione. In particolare, la PCPR focalizza l’attenzione sulla relazione fra il livello dell’esperienza e quello della spiegazione.

Intervento psicoeducativo familiare

Nell'ottica di un'integrazione tra i trattamenti farmacologici e quelli psicoterapici, gli interventi psicoeducativi familiari mirano a diminuire lo stress e il disagio all'interno della famiglia, riducendo il carico familiare e promuovendo una migliore qualità della vita  di ognuno dei membri.

Il mio approccio si basa sui principi e le tecniche del "trattamento psicoeducativo integrato", un metodo strutturato di intervento, messo a punto dal prof, Ian Falloon, tra i pionieri che negli anni '80 hanno posto le basi per lo sviluppo degli interventi psicoeducativi. 
Si prevedono incontri con il paziente, con il coinvolgimento dei suoi familiari, che hanno come obiettivo: 

  • la valutazione dei punti di forza e dei lati deboli del nucleo familiare e la definizione di obiettivi per ciascun membro e della famiglia nel suo insieme;

  • fornire informazioni approfondite sul disturbo  mentale  e sul suo trattamento; 

  • l'insegnamento di abilità di comunicazione; 

  • l'insegnamento di un metodo strutturato di risoluzione dei problemi;

  • l'uso di strategie specifiche per rispondere ad esigenze particolari (ad esempio la difficoltà ad assumere i farmaci);

  • l'identificazione dei segni precoci di crisi per poterne bloccare tempestivamente lo sviluppo.

Sulla base di tale approccio, piuttosto che attribuire le responsabilità della malattia alla famiglia, i familiari diventano una preziosa risorsa nella promozione del benessere e di una migliore qualità della vita per il paziente e per l'intero nucleo familiare.

 

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